marzo, 2022
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Orario
(Sabato) 08:30 - 13:00
Luogo
Grand Hotel Trento
P.za Dante, 20, 38122 Trento TN
Dettagli dell'evento
L’arteriopatia periferica (PAD dall’acronimo inglese di Peripheral Artery Disease) è una delle manifestazioni della patologia aterotrombotica insieme alla cardiopatia ischemica e alla patologia cerebrovascolare, ed è tra tutte la più
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L’arteriopatia periferica (PAD dall’acronimo inglese di Peripheral Artery Disease) è una delle manifestazioni della patologia aterotrombotica insieme alla cardiopatia ischemica e alla patologia cerebrovascolare, ed è tra tutte la più sottostimata e la meno studiata. Tuttavia, dati epidemiologici suggeriscono che la prevalenza della PAD sia di poco inferiore, se non simile, a quella della cardiopatia ischemica. Nonostante numerosi studi abbiano chiaramente indicato come i pazienti affetti da PAD abbiano un rischio significativamente aumentato di infarto acuto del miocardio o di ictus ischemico, la terapia dei pazienti con PAD è basata su evidenze molto meno solide della terapia delle patologie aterotrombotiche più conosciute. Già quando presente in forma asintomatica, la PAD si associa ad un rischio di mortalità a medio-lungo termine significativamente superiore a quello documentato in soggetti liberi da PAD e simile a quello documentato nei pazienti con PAD sintomatica. Per questo motivo, l’identificazione precoce di questa patologia, ad esempio attraverso la misurazione dell’indice caviglia-braccio nei pazienti con fattori di rischio noti e l’applicazione di adeguate strategie di correzione dei fattori di rischio stessi (cessazione del fumo, controllo dell’ipertensione, delle dislipidemie o del diabete) rimane un obiettivo fondamentale da perseguire sia in regime ambulatoriale che nei pazienti ricoverati. Altrettanto, la creazione di percorsi multidisciplinari mirati per i pazienti affetti da PAD, sia nella fase iniziale che nelle fasi più avanzate della patologia, risulta di grande importanza strategica per impostare i percorsi diagnostici, i trattamenti e le modalità di follow up più idonee. Purtroppo, tali percorsi sono al momento limitati a pochi centri e la maggior parte dei pazienti con PAD rimane priva di precisi riferimenti.
I risultati di un recente trial, lo studio COMPASS, hanno evidenziato la possibilità di migliorare la prognosi dei pazienti affetti da PAD associando la terapia antiaggregante piastrinica, normalmente prescritta in questa popolazione ad una terapia anticoagulante a basse dosi. Questo studio è stato condotto su diverse tipologie di pazienti affetti da patologie cardiovascolari, inclusi i pazienti con PAD sintomatica e ha confrontato la terapia con acido acetilsalicilico da solo con una terapia con solo rivaroxaban (5 mg x 2) e con l’associazione di acido acetilsalicilico e rivaroxaban al dosaggio di 2,5 mg x 2. Anche nel sottogruppo di pazienti affetti da PAD (che includeva pazienti sia con localizzazione di malattia agli arti inferiori che nel distretto carotideo) quest’ultimo trattamento è risultato
ridurre significativamente l’incidenza di eventi cardiovascolari maggiori e di eventi a carico degli arti rispetto alla terapia convenzionale con acido acetilsalicilico 100 mg.
Alla luce dei risultati dello studio COMPASS si aprono nuove prospettive nella gestione del paziente con PAD e, di conseguenza, si rinnova la necessità di creare dei percorsi mirati che possano essere applicabili alla maggior parte degli ospedali e facilmente accessibili anche dal territorio. Tali percorsi dovrebbero avere alcuni precisi obiettivi: aumentare la consapevolezza della patologia e delle sue conseguenze; avviare protocolli di screening per i pazienti ad alto rischio; migliorare la gestione e il trattamento dei pazienti con diagnosi di PAD.
Lo scopo di questa iniziativa è proprio quello di definire e condividere un protocollo di semplice applicabilità mirato a favorire la creazione di un PDTA dedicato ai pazienti con PAD.
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